Buongiorno, lettori! Il viaggio di cui vorrei parlarvi oggi è il viaggio nella mente e nel subconscio. Di seguito troverete la mia recensione su questo film di animazione. Buona lettura!
Inside Out, film di animazione realizzato dalla Pixar Animation Studios e diretto dal noto regista Pete Docter, esce nelle sale nel 2015 riscuotendo un enorme successo. Nella trama le emozioni di una bambina di nome Riley personificano i protagonisti della storia. Proprio così, quello che succede nella mente della piccola è gestito dalle emozioni ed ognuna di esse la guida in modo diverso: alla sua nascita vi è solo ‘Gioia’, dopo pochi secondi arriva ‘Tristezza’ e con il trascorrere del tempo si manifestano ‘Disgusto’, ‘Paura’ e ‘Rabbia’.
Quando Riley è bambina la maggior parte dei ricordi sono di Gioia e le varie emozioni non sono in grado di mescolarsi tra loro; dunque a dominare è l’impulso del singolo e non la collaborazione tra i vari personaggi. Questo perché i bambini di solito non vedono le sfumature; una cosa o è bianca o nera: se un evento fa infuriare, Rabbia prende il controllo ed esplode, facendo urlare il bambino senza che questi riesca a gestire la collera. Il tempo scorre e nella mente di Riley si formano una serie di ‘Isole della personalità’: l’isola della famiglia, dell’amicizia, dell’hokey e la stupidera (l’isola del divertimento). Queste isole sono diverse in ogni essere umano, sono quelle che caratterizzano la personalità e dipendono dai ricordi base che si formano durante il percorso della vita.
Il film era iniziato da poco, eppure mi aveva già fatto riflettere: quanti ricordi base gioiosi ho? E quanti tristi? I ricordi base sono quelli importanti, che ci segnano profondamente e fanno di noi quello che siamo, mentre quelli che contano poco finiscono nel Baratro della Memoria, dove vengono dimenticati per sempre. Anche questo aspetto è interessante: quante volte viviamo un’emozione che in quel momento ci sembra fortissima, quando in realtà cadrà nel dimenticatoio dopo poco?
L’avventura dei personaggi inizia quando Gioia e Tristezza si perdono nella memoria a lungo termine di Riley, portandosi dietro i preziosi ricordi base. Il loro obiettivo sarà quello di tornare al Quartier Generale (la mente della bambina), prima che questa perda la sua personalità, non avendo più due delle emozioni fondamentali che la guidano giorno per giorno. Senza di loro, infatti, Riley cambia. Confusa e furente con i genitori per averla obbligata a traslocare in un’altra città dove non ha amici, decide di scappare.
Il percorso che le due emozioni smarrite devono attraversare per tornare nella mente di Riley, le conduce in luoghi come il subconscio; lì i ‘poliziotti’ fanno la guardia a singolari detenuti: le paure. Arrivano anche alla Cineproduzione sogni, dove vi sono personaggi che interpretano parti come fossero attori e vanno in onda nell’attività onirica della bambina. All’interno della memoria a lungo termine incontrano non solo Bing Bong (l’amico immaginario di Riley), ma anche dei personaggi emblematici: i pulitori, i quali eliminano i ricordi grigi. Questa scena la trovo particolarmente geniale: i ricordi che vengono espulsi dai pulitori svaniscono perché siamo noi che non li riteniamo più importanti e come succede davvero, molti aspetti della nostra vita cadono nel dimenticatoio dopo aver perso la loro lucentezza.
L’epilogo del film vede Riley che dopo essere fuggita di casa decide di tornare dai genitori perché diventa malinconica e questo solo grazie all’emozione goffa con gli occhiali; la quale, una volta tornata al Quartier Generale, riesce a far provare quell’unica emozione indispensabile, anche se si spera sempre di provarla il meno possibile: la tristezza. La bambina torna a casa e abbracciando i genitori esplode in un pianto liberatorio, triste per l’accaduto ma felice di essere tra le loro braccia; ecco che Gioia e Tristezza creano insieme un ricordo base metà giallo e metà blu. È l’inizio di una cooperazione tra le emozioni che insieme creeranno nuove isole della personalità più grandi e complesse di quelle precedenti.
Personalmente mi sento di consigliare questo film di animazione perché entra nella psicologia umana appassionando grandi e piccini. Un bambino si affeziona subito ai protagonisti, ma gli adulti possono vedere molto di più dietro ad ogni scena del film. Credo che il messaggio principale sia che ogni emozione è importante. Il percorso di vita intrapreso forma la personalità: passato, presente e futuro possono essere dominati da ricordi base creati dalle emozioni in proporzioni diverse in ogni persona e le isole che si formano dipendono dall’unione dei vari ricordi. Ma il film non si limita a questo, vuol far comprendere che la crescita degli individui dipende dalla crescita delle emozioni stesse; infatti sono nette solo quando si è piccoli, ma quando l’individuo diventa adulto le riesce a gestire perché queste maturano con lui. La considerazione personale e talvolta malinconica che porta a riflettere sui colori dei propri ricordi base, si mescola egregiamente con l’ironia sulle differenze di genere: quando i genitori di Riley tentano di parlare con la figlia vediamo le emozioni della madre composte e riflessive; per contro, quelle del padre sono distratte e sbadate. Insomma; in conclusione: film divertente, intelligente, che non perde mai di tono e risveglia ogni nostra emozione: Gioia mentre si guarda, Tristezza quando si riaccendono le luci nella sala, Paura di non rivedere tanto presto un cartone così bello, Rabbia quando Bin Bong cade nel Baratro della Memoria e Disgusto…beh, Disgusto se dopo il film per cena ci aspettano i famigerati broccoli!
Quali sono le vostre riflessioni su questo film? Quali aspetti vi hanno colpito di più?
Io mi sono trovata a riflettere sui ricordi base della mia infanzia e mi sono chiesta come sarei diventata se questi fossero stati più di Gioia o di Tristezza. La mia personalità, oggi, sarebbe diversa? Oppure sono soprattutto i nuovi ricordi a plasmarla continuamente? Voi cosa ne pensate?
Silvia Civano