Buongiorno, lettori! Oggi vi parlerò di Piccole Donne, il libro per ragazzi di Louisa May Alcott. Io l’ho letto per la prima volta un mese fa. Ebbene, lo ammetto: era una delle mie lacune letterarie. All’inizio non riusciva a coinvolgermi. Intriso di eccessivo sentimentalismo, mi irritava la morale che la Signora March impartiva alle figlie timorate di Dio. Poi, pagina dopo pagina, mi sono talmente affezionata a ogni personaggio, che è stato come se facessi parte anche io della loro vita. La Alcott mi ha conquistata lentamente, ma una volta catturata la mia attenzione, mi ha plasmata e posso dire, senza esagerare, che dopo aver letto il suo libro mi sento una persona migliore. Forse è una frase un po’ forte, ma sono state tante le riflessioni che l’autrice mi ha portato a fare. Dopotutto, questo è un libro pedagogico, e il suo dovere lo ha svolto anche su una trentenne che lo ha iniziato con fare altezzoso.
Ma parliamo della trama: questo primo libro ricopre gli eventi di un anno; un anno in cui Meg, Jo, Beth e Amy crescono. Vivono in una famiglia che un tempo era agiata, ma che con l’arrivo della guerra ha perso questa agiatezza. Aiutano chi è meno fortunato di loro, all’inizio sotto la direzione della madre, poi arrivano a farlo spontaneamente. Alle chiacchiere frivole si alternano discorsi profondi. Parole dette in un periodo in cui una malattia come la scarlattina provoca morte e sofferenza; anche nei Paesi più agiati, anche nelle famiglie più facoltose. Il padre serve l’esercito come cappellano e la madre fa del suo meglio per crescere le sue quattro figlie, ognuna con un carattere diverso, ognuna con un sogno diverso. Meg, la maggiore, è bella e docile, pensa ai balli e agli eventi mondani, e le sue amiche, tutte più ricche di lei, senza volerlo le sventolano sotto il naso ciò che non può più avere. Jo, il maschiaccio di casa, vorrebbe diventare scrittrice; odia seguire le regole sociali e se fosse per lei farebbe volentieri a meno di pizzi e merletti. Beth è la più timida delle sorelle; adora suonare il piano e non riesce a comunicare col mondo esterno. Raramente la Alcott dedica capitoli aventi Beth come protagonista; credo che la cosa sia voluta proprio perché Beth non ama stare al centro dell’attenzione e il lettore impara a conoscerla guardandola attraverso gli occhi degli altri personaggi. Amy, infine, è la più piccola delle sorelle. Viziata e vanitosa, aspira a diventare una famosa pittrice. Un altro personaggio fondamentale è Laurie, il vicino di casa orfano che si è trasferito dal nonno paterno. Ricco ma molto solo, si affeziona alle sorelle March, diventando parte della loro quotidianità.
In questo libro accadono molti eventi, ma i più significativi sono quelli che avvengono nelle sorelle March, e non solo nella cittadina dove vivono. Quello che fa riflettere è proprio la loro evoluzione interiore che le porta a vedere il mondo con occhi nuovi, che le porta a non essere più le bambine descritte all’inizio del libro, ma a diventare, per l’appunto, piccole donne.
Ecco alcune delle frasi che mi hanno colpito di più:
“Forse Meg avvertì, senza capire perché, che non erano né molto colti né molto intelligenti, e tutta la loro doratura non riusciva a nascondere il materiale scadente di cui erano fatti”
“Impara a riconoscere e a valutare la lode che ha un valore e a suscitare l’ammirazione delle brave persone, anche con la modestia, oltre che con la bellezza”
Jo scrisse fino a riempire l’ultima pagina, e quand’ebbe firmato con uno svolazzo, gettò la penna esclamando: «Ecco, ho fatto del mio meglio! E se così non va, dovrò aspettare per fare ancora di più»
E voi cosa ne pensate? Avete letto il libro? Vi è piaciuto?
Sono arrivata a leggere il seguito e anche i ragazzi di jo. Ma poi ho scoperto una chicca di questa autrice, un libro molto strano e non per ragazzi, che mi hs sconvolto ” un lungo e inyerminabile inseguimento d’amore”. Te lo consiglio 😉
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Io ho letto il seguito, oggi pubblicherò la recensione di “Piccole donne crescono”.
“I ragazzi di Jo” non l’ho letto, sono indecisa se prenderlo. Lo consigli? Grazie per la segnalazione dell’altro romanzo 🙂
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Sì, certo, è la continuazione della storia. Semplice ma importante anche questo.
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Indimenticabile l’incipit: Natale non sembrerà Natale senza regali…
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Sì! Sembra quasi di essere lì con loro già dal primo capitolo. Già dalla questa frase
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