L’ossessione

Buongiorno. Oggi vi parlo di una delle mie ultime letture: L’ossessione, di Wulf Dorn, edito Corbaccio.

L’ossessione è il sequel de La psichiatra, opera d’esordio di Wulf Dorn. A distanza di anni l’autore ci riporta dove tutto è iniziato. La decisione di scrivere un sequel non è mai cosa semplice; è infatti una responsabilità ridare voce a personaggi rimasti silenti per un lungo periodo. A parer mio Dorn non ha deluso il lettore, curioso di scoprire che fine avesse fatto Ellen Roth.

La trama si incentra sulla lotta contro il tempo di Mark Behrendt che, a seguito del rapimento della sua amica Doreen, farà di tutto pur di salvarla. Ricontatterà persino Ellen Roth, o meglio, Lara Baumann

L’ossessione mantiene costante un ritmo veloce, facendo intravedere sullo sfondo delle vicende il plot twist che un po’ ci si aspetta, ma che se non arrivasse deluderebbe le aspettative.

Sono soddisfatta di come Dorn ha tracciato il percorso di Ellen e Mark. E, come per ogni suo libro, non ho alcun appunto da fare sulla sua scrittura, che vanta le caratteristiche che preferisco: frasi brevi, descrizioni equilibrate con i dialoghi, stile senza fronzoli e conversazioni verosimili.

Se dovessi trovare una “critica” su quest’opera potrei dire che avrei preferito più capitoli introspettivi dal POV di Ellen Roth/Lara Baumann. Entrare nella mente di questo personaggio è adrenalina pura. Ma, a dirla tutta, non mi sento di definire questa osservazione una vera e propria critica. Dopotutto, L’ossessione non è la storia di Ellen, ma è il percorso che accomuna Mark, Ellen e Lara.

Consiglio il libro agli amanti del thriller e a chi vuole conoscere la strada scritta per i primi personaggi immaginari di Dorn.

Silvia Civano

Il mio angolo Sailor Moon

Voi quale Sailor eravate? Io Sailor Mercury, la guerriera del pianeta Mercurio. Anche se a volte chiedevo in prestito la penna lunare a Usagi per recitare: “Penna lunare, in una brava scrittrice mi voglio trasformare!”.

Quando ero bambina i miei genitori mi permettevano di guardare la tv non più di un’ora al giorno. Il restante tempo era dedicato alla fantasia, e di questo non li ringrazierò mai abbastanza. Ma per tornare ai cartoni, avendo a disposizione un’unica ora, la mia scelta era ricaduta su: Mila e Shiro e Sailor Moon

Come giocatrice di pallavolo ricevevo e schiacciavo in campo insieme a Mila. E come studiosa e paladina della giustizia amante dei poteri dell’acqua… beh… combattevo i cattivi in nome di Mercurio nei panni di Sailor Mercury.

Sailor Moon affronta realtà considerate all’epoca controverse. Per questo è forse uno degli anime più censurati in Italia. Tutt’oggi l’opera risulta all’avanguardia per le tematiche trattate, e resta nel mio cuore come il cartone che mi ha fatto credere nell’amicizia e nella libertà di essere ciò che siamo, senza temere i giudizi e i pregiudizi.

E quindi eccole lì, le mie amiche Sailor, che occupano un posto speciale nella libreria in salotto, sopra il televisore. Così posso vederle in ogni momento, pronte a combattere e a tener fede ai propri ideali.

Le strane storie di Fukiage

Buongiorno! Oggi vi parlo di un libro di Banana Yoshimoto intitolato Le strane storie di Fukiage, edito Feltrinelli.

È il primo libro che leggo della Yoshimoto e, anche se ho trovato alcuni passaggi pregevoli, devo ammettere che la storia non mi ha convinta del tutto, né, ahimè, coinvolta.

A rapirmi è stata la copertina, illustrata da Elisa Menini, e poi la trama, che prometteva un’avventura che però non ho vissuto leggendo.

Dalla quarta di copertina:

Mimi e Kodachi sono due sorelle gemelle cresciute nella cittadina di Fukiage. Allevate da una coppia di amici dei genitori perché in un incidente stradale il padre è rimasto ucciso e la madre giace tuttora in coma, compiuti i diciotto anni decidono di trasferirsi a Tōkyō, dove vivono una vita tranquilla, ciascuna intenta a inseguire le proprie inclinazioni. All’improvviso, però, Kodachi svanisce nel nulla. Mimi va a cercarla e torna a Fukiage, dove incontra personaggi misteriosi e scopre verità e leggende bizzarre sulla propria famiglia e su se stessa. Dove è finita Kodachi? Ritornerà? Si risveglierà la loro mamma?

Il punto di vista narrativo è quello di Mimi, che torna a Fukiage per cercare la sorella scomparsa. La storia ha degli elementi fantasy senza esserlo davvero, ed è allo stesso tempo introspettiva senza però essere abbastanza profonda. La protagonista fa a tratti ragionamenti troppo infantili per una diciottenne, mentre in altri momenti i suoi pensieri portano a riflettere.

Qui sotto copio due frasi che mi hanno colpito particolarmente. Se l’intero testo fosse stato al livello delle citazioni che ho selezionato lo avrei apprezzato molto. Purtroppo, così non è stato. Non so se leggerò altri libri della Yoshimoto, ma questo senza dubbio lo esporrò nella libreria per la copertina stupenda che lo veste.

“Amare con la paura di perdersi non va bene”.

“A lungo andare sarei morta dentro, e quando si è morti dentro prima o poi si comincia a marcire. Tutto ciò che avrei finto di non vedere si sarebbe accumulato come foglie imputridite mescolate al terriccio”.

Alla prossima recensione,

Silvia Civano

Il telefono dell’aldilà

Buongiorno! Oggi vi lascio un breve estratto dal mio mystery per ragazzi Il telefono dell’aldilà.
La storia è ambientata a Genova, il protagonista si chiama Michele e nell’avventura troviamo un po’ di horror, di giallo e di mistero
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Lodovica fece slittare la sedia in avanti e avvicinò il suo viso al mio. Potevo sentire il profumo di vaniglia intrappolato nella treccia spessa.
«La leggenda narra che, da qualche parte, in una stanza mai trovata dai pochi che si sono avventurati nella casa, a volte squilli un telefono…». Lasciò la frase in sospeso, come se la presenza di un telefono potesse incutere timore.
«Un telefono?», feci eco, le sopracciglia aggrottate.
«Sì, un telefono».
«E cosa avrebbe di così pauroso un telefono? La suoneria in klingon?», domandai, ridendo di una battuta che, ovviamente, lei non trovò per nulla divertente.
Arricciò la bocca in una smorfia e continuò, ignorando il mio commento. «Il telefono è una chiamata di aiuto. Si dice che venga usato dalle anime dell’aldilà per comunicare con i vivi. Anime che hanno ancora qualcosa in sospeso e che hanno bisogno dei vivi per risolvere ciò che è rimasto incompiuto per completare il trapasso».

Copertina realizzata dal fumettista Andrea Modugno.

Book tour Stratum. Potestas

Buongiorno! Oggi parte il book tour dedicato a Stratum.Potestas, il secondo volume della mia trilogia fantascientifica. Domani, data di uscita ufficiale, vi mostrerò la copertina. Nell’attesa, condivido con voi alcune curiosità sul libro:

–       L’Accademia di Auraspei, scuola dove si svolge gran parte del secondo volume, l’avevo ideata e strutturata nel dettaglio già durante la stesura del primo libro.

–       Se gli aspiranti studenti superano il test iniziale vengono affidati a una delle cinque confraternite: i SAPIENTI, i MILITI, gli ESTETI, i COCI e gli AGRESTI.

–       All’interno dell’Accademia di Auraspei ci sono sia studenti di Potestas sia di Cognitio. Ogni triennio, solo uno studente di Potestas per confraternita può aspirare a diventare abitante di Cognitio. E per tutto il tempo in cui gli alunni vivono in accademia ricevono trattamenti diversi…

–       Il logo che è inserito sul libro e all’inizio di ogni capitolo è il logo dell’Accademia di Auraspei: due ‘A’ sovrapposte, incastonate dentro la miniatura di una piramide.

Tratto da Stratum. Inscientia: “Le due ‘A’ stavano per Accademia di Auraspei. La prima ‘A’ era azzurra, la seconda grigia. Il contorno della piramide giallo, l’interno metà marrone e metà verde. C’erano tutti i colori delle cinque confraternite”.

Card realizzata da Marco Bellina.

Ci siamo! Oggi esce Stratum.Potestas.

Questo viaggio l’ho iniziato molti anni fa. Su un quaderno ho annotato sempre più idee, per poi trasformarle in un’avventura nel 2021, con la pubblicazione di Stratum.Inscientia. Per me è emozionante condividere con voi la prosecuzione del percorso di Itha. E quindi, vi lascio qui sotto la quarta di copertina:

«Cognitio: inventare. Potestas: creare. Inscientia: servire. Una piramide ci racchiude. Il mondo ora è qui: nella spirale che non delude».

Questo è il mantra che recitano i MILITI al termine degli addestramenti. Insieme a loro c’è Itha che, da quando è stata ammessa all’Accademia di Auraspei, si finge abitante di Potestas. Qui le persone vantano un benessere illusorio per il timore di venire esiliate a Inscientia. Vivono in case tutte uguali; quadrate, rosse, circondate da erba sintetica. Indossano abiti identici ogni giorno e parlano di frivolezze per non sollevare discussioni.

In una realtà dominata dalla finzione, Itha persegue il suo obiettivo: dimostrare di essere la migliore del triennio e venir scelta per l’ascesa. Diventare soldato di Cognitio è il solo modo per accedere ai tre livelli di Stratum e incitare la gente alla rivolta. Ma vivere all’Accademia di Auraspei è tutt’altro che semplice. Itha viene snobbata dagli studenti di Cognitio ed evitata da quelli di Potestas. Solo Cole e Anika la supportano, ed è con loro che dovrà superare una delle prove più difficili mai affrontate…

Copertina di Marco Bellina.

Siamo arrivati all’ultima tappa del book tour dedicato a Stratum.Potestas. In questa card, composta da illustrazioni realizzate da Marco Bellina, troviamo Itha, UNO e il logo dell’Accademia di Auraspei.

Vi lascio qui sotto un estratto dal libro. In questa scena siamo durante una lezione di Estetica e Galateo, tenuta da Elvio Nicodei, referente della confraternita degli ESTETI, il quale spiega le differenze tra i livelli sociali di Stratum.

«Come potete ben vedere, questi esemplari hanno caratteristiche simili». Nicodei indicò l’immagine con malcelato disgusto. «Spalle curve, pelle sporca, andatura barcollante. Ad alcuni mancano i denti, ad altri il senno». Scoppiò in una risatina stridula e rimase in silenzio per dare il tempo agli allievi di godere della sua battuta. «Non hanno ambizioni che vadano oltre la sopravvivenza quotidiana», proseguì, facendo scorrere i fotogrammi.

Lo sguardo di Itha si soffermò sull’ultima immagine proiettata. Un uomo affacciato a una finestra senza vetri, le mani e il capo pendevano verso il suolo con rassegnazione. La piazza principale di Inscientia illuminata dal simbolo di Stratum: la spirale discendente all’interno della piramide. Sullo sfondo, le luci della baraccopoli sotterranea tremolavano. Si sentiva quasi attratta da quel luogo, sebbene una parte di lei temesse di morirvi senza mai vedere i raggi del sole.

Piccola curiosità su questo estratto: riconoscete l’ultima immagine proiettata da Elvio Nicodei? È il retro di copertina di Stratum. Inscientia. E così tutto si collega. Abitanti di Inscientia, Potestas e Cognitio fanno parte di un’unica realtà, sebbene a Stratum, spesso, chi vive in alto tenda a dimenticarlo…

– 4 all’uscita di “Stratum. Potestas”.

Un breve estratto dal libro per ricordare la determinazione di Itha.
Lei non ha mai vissuto un’infanzia spensierata; anzi, non ha mai vissuto l’infanzia. A otto anni veniva già trattata da adulta. Le responsabilità la schiacciavano, il lavoro la consumava. Cresciuta nel livello di Stratum dove non c’è speranza di ascesa, ha dimostrato a sé stessa che nulla è impossibile. Ma soprattutto, che nessuno può considerarla inferiore…

Illustrazione di Marco Bellina.

UNO

Manca sempre meno all’uscita di Stratum. Potestas, il secondo libro della mia saga fantascientifica formata da tre volumi:

1.     Inscientia

2.     Potestas

3.     Cognitio

Oggi vi parlo di UNO, personaggio chiave della trilogia. UNO è la rappresentazione degli oppressi.

Dalla regola sette degli Ideatori: “I guardiani sono destinati a un’esistenza di solitudine. La loro sola ragione di vita è quella di proteggere le porte. Le interazioni tra i guardiani e la popolazione di Stratum sono vietate. Pena alla violazione della settima regola: la morte”.

Guardiano della prima porta che collega Inscientia con Potestas, UNO è stato schiacciato dalla società, trasformato in un mostro. Da ragazzo intelligente, incline allo studio, è diventato un emarginato; le sue potenzialità sono state annullate.

La sua dignità è affossata.

Per questo ho deciso di dedicare Stratum. Potestas proprio a lui. Anzi, a loro…

Ai tanti UNO che popolano la nostra realtà.

Illustrazione di Marco Bellina. Grazie per aver dato un volto a uno dei personaggi della mia immaginazione che amo di più.

Vi lascio qui sotto un estratto da Stratum. Inscientia.

Poi lo vide. I racconti per spaventare i bambini di Inscientia non gli rendevano giustizia. Si diceva che i guardiani fossero esseri mostruosi. Alcuni sostenevano fossero robot ideati dai SAPIENTI, altri dicevano che fossero cyborg. Ma l’essere che aveva davanti Itha non sembrava né un robot, né un cyborg. Accasciato al suolo melmoso, il mostro respirava a fatica. La schiena appoggiata alla parete della galleria, le gambe lunghe colte da spasmi. Il corpo del guardiano era tempestato da punte di acciaio. Era difficile stabilirne l’altezza, ma non poteva essere meno di due metri. Le dita si evolvevano in lunghe lame affilate, il volto era intrappolato in una gabbia quadrata. Essendo di profilo, Itha non riuscì a scorgere il viso.

«Cosa ti è successo?», chiese lei titubante.

Un rantolo, poi di nuovo il silenzio.

Itha fece un passo avanti.

«Va’ via!», ringhiò il guardiano con voce roca.

«No», ribatté lei. «Tu stai male».

Il guardiano alzò la testa. Fu un movimento faticoso, che lo indusse a emettere un gemito. Quando voltò il capo verso Itha, lei poté scorgere gli occhi dietro le sbarre della gabbia. Il resto del volto era coperto da uno strato di acciaio. Ma lo sguardo non era quello di un robot. Esprimeva stupore e dolore.

Itha si lasciò guidare dal suo istinto e gli si avvicinò. «Posso aiutarti?».

«Puoi lasciarmi morire».

Harry Potter Edizione Castello

Buongiorno! Voi avete un’edizione particolarmente bella di un libro, o saga, che amate? Io ho voluto prendere questa edizione di Harry Potter perché…  dai, è semplicemente stupenda.

L’edizione Castello (si chiama proprio così) è stata pubblicata dalla Salani in occasione dei 15 anni di Harry Potter. La particolarità di questa edizione è che, disponendo i sette volumi uno vicino all’altro, il dorso delle copertine forma il castello di Hogwarts.

L’illustratore è l’autore di fumetti Kazu Kibuishi, e io posso dire di avere tra le mani uno dei cofanetti in edizione limitata e numerata del 2013.

Amo le illustrazioni e i colori delle copertine, così come la costa che “anima” il castello. Devo ammettere però che il mio cuore è legato alla primissima edizione di Harry Potter (non quella con Harry senza occhiali, magari l’avessi…). I volumi letti durante l’adolescenza li custodisco gelosamente in prima fila nella mia libreria, e quando rileggo la storia finisco per sfogliare le prime edizioni. Eh, sì… non riuscirò mai a chiamare la professoressa McGranitt professoressa McGonagall. Così come per me Neville Paciock non sarà mai Neville Longbottom. E sono cresciuta con Albus Silente, non con Albus Dumbledore. Motivo per cui l’Edizione Castello la guardo come l’edizione bella, quella che richiama l’attenzione. Ma la primissima che ho, con le pagine ingiallite, è e rimarrà per sempre, l’edizione del cuore.

Vi lascio qui sotto lo scatto con protagonista la vecchia edizione.

Un abbraccio da una Corvonero.

Castello di Piovera

[Posti che ispirano la scrittura: Castello di Piovera]

Buongiorno! Per la rubrica “Posti che ispirano la scrittura” oggi vi parlo del Castello di Piovera, in provincia di Alessandria, Piemonte. Ci sono stata a metà novembre, in occasione della mostra “Antichi strumenti di tortura”. Nella sala dedicata alla mostra si potevano osservare i vari strumenti usati negli antichi tribunali civili ed ecclesiastici; dalla maschera dell’infamia, al collare spinato, alla sedia inquisitoria, al palo della fustigazione e molti altri. L’esposizione dello strumento era accompagnata dalla spiegazione di come veniva usato. Ho trovato questa mostra interessante e, personalmente, utile al libro che sto scrivendo “Stratum. Potestas”. Non voglio darvi troppe anticipazioni ma, senza entrare nel dettaglio, due capitoli richiedevano una documentazione approfondita sull’uso di alcuni strumenti di tortura.

Oltre alla mostra in sé, che non troverete disponibile sempre perché era una mostra itinerante, il Castello di Piovera è visitabile dal periodo primaverile a quello autunnale. Sono disponibili visite guidate o libere, è possibile organizzare eventi e godersi il parco che lo circonda.

Dopo la mostra, infatti, abbiamo perlustrato l’intero castello, scoprendo con piacere che era una visita tutt’altro che breve. Abbiamo girato per più di un’ora, scegliendo l’opzione “Viaggio nel tempo”. Ogni stanza era adibita a un periodo storico specifico. Molti degli oggetti esposti erano originali e, sebbene ci fossero le giuste misure di sicurezza atte a prevenire eventuali furti, quello che ho percepito è stata libertà nell’esplorare. Nessuno a fissarti o seguirti di stanza in stanza; spesso eravamo solo io e il mio fidanzato in un intero corridoio o salone, mi è sembrato più volte di tornare indietro nel tempo. La mia fantasia si è messa in moto, mi sono immaginata a vivere le varie epoche, a indossare abiti lunghi, entrare nel laboratorio dell’alchimista. Per questo inserisco il Castello di Piovera nella rubrica “posti che ispirano la scrittura”. Vi consiglio di andarci, girare con calma sia lo spazio esterno che quello interno e, a parer mio, il bello del posto, oltre ovviamente il castello in sé che è spettacolare, è proprio che non sembra di fare la classica visita turistica con la guida davanti e i turisti in calzoncini in fila che parlano a voce alta scattando foto anche alle pietre. No, siete voi e il luogo che è stato, ma che è ancora, e che se avete immaginazione può tornare a essere, almeno nella fantasia, proprio come era un tempo.

Dieci piccoli indiani

Buongiorno a tutti! Oggi vi parlo della mia ultima lettura: Dieci piccoli indiani. E non rimase nessuno di Agatha Christie edito Mondadori.

Come sono arrivata a questa lettura, io che raramente leggo gialli? Stavo guardando un video su YouTube in cui si parlava dell’enigma della camera chiusa: una varietà di racconto poliziesco in cui l’indagine segue un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili, come quello appunto di una stanza chiusa. La youtuber, tra i consigli di lettura, aveva nominato proprio Dieci piccoli indiani e io, incuriosita dalla storia, ho deciso di leggere il mio primo libro di Agatha Christie.

In questo caso non siamo in una camera ma su un’isola deserta. Dieci persone che non si conoscono tra loro si dirigono a Soldier Island dopo aver accettato l’invito di un certo signor Owen. Una volta giunte sull’isola rimangono bloccate, per poi morire una dopo l’altra seguendo un curioso ordine: quello di un’antica filastrocca appesa nelle stanze degli ospiti… La tempesta imperversa. Nessuno può né lasciare né arrivare sull’isola. Chi sarà l’assassino?

Ho amato questo romanzo. Storia geniale, ambientazione descritta in modo impeccabile, dialoghi verosimili. Ogni sera non vedevo l’ora di andare avanti con la lettura, che non mi ha mai annoiata né delusa. La scrittura di Agatha Christie mi ha rapita. I personaggi, caratterizzati talmente bene da sembrare quasi reali, hanno una voce ben distinta. Quando parla l’istitutrice è chiaro che sia lei, così come il giudice o il medico. Ognuno ha il proprio linguaggio, un modo di ragionare specifico e personale. E io sono stata sull’isola con loro. Questo mi succede quando una storia mi coinvolge davvero: mi fa viaggiare, mi fa immedesimare. Ho provato l’angoscia e il senso di colpa, la paura, la rabbia, la claustrofobia in uno spazio aperto.

Consiglio questo libro a chiunque, amanti dei gialli e non. Sebbene io non sia una lettrice di gialli, l’esperienza di lettura che ho avuto è andata oltre il genere. Ecco perché so già che sarà solo il primo dei libri che leggerò di Agatha Christie.

Chi di voi lo ha letto?

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