PICCOLE DONNE CRESCONO

Recensione Piccole Donne crescono Silvia Civano

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Buongiorno, lettori! Oggi vi parlerò di “Piccole donne Crescono”, il libro di Louisa May Alcott che prosegue con le avventure di Meg, Jo, Beth e Amy. In questo secondo romanzo troviamo le protagoniste più mature. Le piccole donne di casa March iniziano a seguire i propri sogni, non si limitano a immaginarli. Solo Beth non fantastica un futuro per lei, perché purtroppo, sa già in cuor suo che non è destinata ad averlo.

Questo secondo libro l’ho amato ancor più del primo. Ho letto opinioni discordanti in merito al messaggio che vuole mandare l’autrice. Alcuni dicono che, di fatto, finisce col voler relegare la donna ai suoi compiti di casalinga e madre. Che, per quanto le sorelle abbiano ambizioni, alla fine le ridimensionano per reclamare il loro giusto posto nella società. Il posto di devote mogliettine. Io non mi trovo d’accordo con questa visione. Credo invece che la Alcott riesca ad armonizzare la sua religione con una mentalità moderna. È vero che Meg è madre e non lavora, ma quando ha problemi coniugali, l’autrice mette in bocca alla signora March un consiglio che osa molto: “Non devi lasciarlo fuori dalla loro stanza, insegnagli invece come aiutarti. Il suo posto è là dentro, né più né meno del tuo, i bambini hanno bisogno anche del padre, mia cara. Fagli sentire che anche lui ha la sua parte e la farà con devozione e con gioia”. Questa frase, a parer mio, è molto forte. Invita alla condivisione dei compiti, suggerisce che anche l’uomo faccia la sua parte. Ricordiamoci che stiamo parlando di un libro uscito nel 1869. Persino quando non sono d’accordo con l’autrice finisco col credere che lei fosse una donna all’avanguardia. Mi spiego meglio: Amy rinuncia alla pittura perché si rende conto che il suo non è genio ma talento, e che se si ha il solo talento si rischia di diventare imbrattatele qualunque. Su questa visione non mi trovo d’accordo perché credo che, a volte, la perseveranza possa superare il genio. Ma questa è un’opinione puramente personale, ciò che conta è che l’autrice parli della possibilità, per una donna, di diventare una grande pittrice.

Voi cosa ne pensate di questo romanzo?

Vorrei inoltre sapere il vostro punto di vista sul discorso genio-talento. Un aspirante artista, può raggiungere il suo obiettivo se è dotato di “solo” talento? E se anche di quello ne avesse poco, potrebbe bastare la determinazione?

Pubblicato da Silvia Civano

Genovese, classe 1987. Scrivere per me è come respirare aria pura. Scrivo libri, racconti e recensioni. Mi piace dedicarmi a generi diversi. Leggo thriller, fantasy, romance e horror. Amo la natura, ma anche le città. Questo perché adoro i contrasti. Mi appassiona ciò che in apparenza non si combina. È una sfida far combaciare parti di puzzle che non appartengono all'immagine prevista.

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