UNO

Manca sempre meno all’uscita di Stratum. Potestas, il secondo libro della mia saga fantascientifica formata da tre volumi:

1.     Inscientia

2.     Potestas

3.     Cognitio

Oggi vi parlo di UNO, personaggio chiave della trilogia. UNO è la rappresentazione degli oppressi.

Dalla regola sette degli Ideatori: “I guardiani sono destinati a un’esistenza di solitudine. La loro sola ragione di vita è quella di proteggere le porte. Le interazioni tra i guardiani e la popolazione di Stratum sono vietate. Pena alla violazione della settima regola: la morte”.

Guardiano della prima porta che collega Inscientia con Potestas, UNO è stato schiacciato dalla società, trasformato in un mostro. Da ragazzo intelligente, incline allo studio, è diventato un emarginato; le sue potenzialità sono state annullate.

La sua dignità è affossata.

Per questo ho deciso di dedicare Stratum. Potestas proprio a lui. Anzi, a loro…

Ai tanti UNO che popolano la nostra realtà.

Illustrazione di Marco Bellina. Grazie per aver dato un volto a uno dei personaggi della mia immaginazione che amo di più.

Vi lascio qui sotto un estratto da Stratum. Inscientia.

Poi lo vide. I racconti per spaventare i bambini di Inscientia non gli rendevano giustizia. Si diceva che i guardiani fossero esseri mostruosi. Alcuni sostenevano fossero robot ideati dai SAPIENTI, altri dicevano che fossero cyborg. Ma l’essere che aveva davanti Itha non sembrava né un robot, né un cyborg. Accasciato al suolo melmoso, il mostro respirava a fatica. La schiena appoggiata alla parete della galleria, le gambe lunghe colte da spasmi. Il corpo del guardiano era tempestato da punte di acciaio. Era difficile stabilirne l’altezza, ma non poteva essere meno di due metri. Le dita si evolvevano in lunghe lame affilate, il volto era intrappolato in una gabbia quadrata. Essendo di profilo, Itha non riuscì a scorgere il viso.

«Cosa ti è successo?», chiese lei titubante.

Un rantolo, poi di nuovo il silenzio.

Itha fece un passo avanti.

«Va’ via!», ringhiò il guardiano con voce roca.

«No», ribatté lei. «Tu stai male».

Il guardiano alzò la testa. Fu un movimento faticoso, che lo indusse a emettere un gemito. Quando voltò il capo verso Itha, lei poté scorgere gli occhi dietro le sbarre della gabbia. Il resto del volto era coperto da uno strato di acciaio. Ma lo sguardo non era quello di un robot. Esprimeva stupore e dolore.

Itha si lasciò guidare dal suo istinto e gli si avvicinò. «Posso aiutarti?».

«Puoi lasciarmi morire».

Pubblicato da Silvia Civano

Genovese, classe 1987. Scrivere per me è come respirare aria pura. Scrivo libri, racconti e recensioni. Mi piace dedicarmi a generi diversi. Leggo thriller, fantasy, romance e horror. Amo la natura, ma anche le città. Questo perché adoro i contrasti. Mi appassiona ciò che in apparenza non si combina. È una sfida far combaciare parti di puzzle che non appartengono all'immagine prevista.

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