Marzo 2015: nelle sale esce l’adattamento cinematografico della fiaba di Cenerentola diretto da Kenneth Branagh. Il film segue abbastanza fedelmente il cartone della Walt Disney uscito nel 1950, classico a sua volta basato sulla fiaba scritta da Charles Perrault. Anche i fratelli Grimm ne avevano ideato una loro versione, e quelle di Perrault e dei Grimm sono le più popolari dell’Occidente. La fiaba però ha un lungo percorso e le varianti sono numerose; quella più antica risale addirittura alla versione egizia. Se la storia nasce addirittura nell’epoca dell’antico Egitto e non è svanita con lo scorrere del tempo, forse un motivo c’è: fa sognare.
La vita di questa fanciulla buona e innocente che perde i genitori e viene ridotta in schiavitù dalla matrigna cattiva e dalle sorellastre invidiose trasmette empatia, e ogni ragazza spera per lei in un lieto fine. È l’amore a salvarla, il principe azzurro che per trovarla scuote un regno intero pur avendo di lei solo un piccolo indizio: una scarpetta. Solo nella versione di Perrault e in quella della Disney la scarpa era di cristallo, oggi potrebbe essere un tacco dodici con plateau, ma il simbolo che rappresenta è sempre lo stesso: la ricerca del vero amore.
Dopo aver visto il film ho provato a fare alcune considerazioni sul cast. La protagonista, Lily James, non è forse la cenerentola dai lineamenti perfetti del cartone animato, ma il suo sguardo è dolce, buono e gentile; lo sguardo che ogni cenerentola dovrebbe avere. La matrigna, interpretata da una magnifica Cate Blanchett, è la personificazione della donna perfetta fuori e vuota dentro, talmente gelosa della purezza di Ella che la odia solo perché in realtà teme la sua bontà; perché la gentilezza è potere, perché la trasparenza di un animo candido non la si può ottenere se non viene da dentro. C’è poi Helena Bonham Carter, che nelle vesti della fata madrina è riuscita a dare un valore aggiunto alla pellicola. Costumi sbalorditivi (non a caso l’abito azzurro è stato ideato dalla costumista Sandy Powell), trucco perfetto, ambientazione curata nel dettaglio: ogni scena che è rimasta nel cuore di noi romantiche fanciulle dal cartone animato, non si è sgretolata come la zucca al rintocco della mezzanotte.
Devo essere sincera, però: dopo aver visto il film sono uscita dalla sala con gli occhi a cuoricino, e non pensavo proprio alla recitazione degli attori, ma alla storia d’amore che ogni ragazza vorrebbe avere. Certo, quando Ella si è rivolta a Lady Tramaine pronunciando la frase: “Ti perdono” ho pianto. Eh, sì… ho pianto perché rispondere all’odio con il perdono è il potere più grande che si possa avere, e lei lì ha vinto. La mimica facciale della Blanchett quando viene perdonata è stata magistrale, così come il linguaggio non verbale del suo corpo che si accascia sulle scale trafitto dalla lama della misericordia. Ho pianto anche quando il Principe finalmente la trova e lei porge il suo piedino delicato per calzare la scarpetta.
Quando si sono accese le luci nella sala le ragazze erano tutte più o meno nelle mie stesse condizioni: naso un po’ arrossato, trucco sbavato e sguardo sognante. Sì, perché se il cartone animato recitava ‘I sogni son desideri’, anche il film in qualche modo vuole inviare questo messaggio.
Ma è davvero così? Per le fanciulle che oggi indossano il plateau tacco dodici c’è la speranza di trovare il principe azzurro che pur di averle mobilita il mondo intero? Forse i Principi che salvano le fanciulle si sono estinti, forse non sono mai esistiti o forse siamo diventate ormai talmente indipendenti che dall’alto dei nostri plateau ci mostriamo superiori dichiarando di non voler essere salvate. La verità credo stia nel mezzo. Se da una parte non pretendiamo di venir portate via su un cavallo bianco verso la felicità, non possiamo negare che vorremmo che il nostro principe ci venisse a prendere sotto casa guardandoci scendere le scalette del condominio come se stessimo percorrendo le scalinate del palazzo reale. Se da una parte vogliamo dimostrare di essere in grado di provvedere a noi stesse perché abbiamo uno stipendio che ci rende indipendenti, dall’altra il gesto di offrire una cena o di ricevere un dono inaspettato non ci indignerebbe di certo. Se per mostrarci di mentalità aperta sosteniamo non ci sia nulla di male nel guardare altre donne, in realtà in cuor nostro vorremmo essere guardate come Kit guarda Ella: come se fossimo le sole sulla faccia della terra. Vorremmo lo sguardo, quello sguardo che ti fa star male, quello sguardo che fa battere il cuore, che fa tremare, che ti travolge, che ti sconvolge e ti fa sentire viva. Quello sguardo che fa sognare…
Oggi però abbiamo la macchina, siamo indipendenti e sosteniamo che non ci sia nulla di male se il nostro principe si guarda in giro. Magari a diciotto anni vorremmo incontrare il principe, a ventidue il duca, a venticinque il marchese, a ventisette il conte, a trenta il cavaliere, e dopo i trenta finiamo per pregare che almeno non si metta le dita nel naso.
Una lancia a favore dei tanti cavalieri senza investitura vorrei comunque spezzarla: se è vero che il romanticismo appartiene ormai a pochi esemplari, anche noi fanciulle non siamo da meno. Siamo sempre meno Cenerentola e sempre più Genoveffa, e non si può pretendere di ricevere rose rosse se il nostro piede cresce a dismisura rompendo la scarpetta di cristallo.
Per quanto mi riguarda, anche se i diciotto anni li ho superati da un pezzo, penso che non si dovrebbe mai rinunciare a incontrare il proprio principe. Quello che pur di vederti per trascorrere con te anche solo cinque minuti attraverserà il mondo, quello che ti guarderà in una sala gremita di gente offuscando i contorni e silenziando il chiassoso vociare, quello che ti porgerà la giacca per non farti sentire freddo in una giornata ventosa e ti verserà il vino facendoti perdere nel suo sorriso. Quello che ti farà sentire sua. Perché c’è una Cenerentola in ognuna di noi, perché speriamo sempre che nella vita non incontreremo solo mele avvelenate e streghe ladre di tridenti. Perché vorremmo essere svegliate dal principe Filippo, danzare nel castello incantato della Bestia e prenderci a palle di neve con Kristoff.
E voi cosa ne pensate? Il romanticismo è cosa superata, oppure gli uomini romantici esistono ancora? E se esistono, noi donne siamo davvero abbastanza Cenerentola da poterli apprezzare?
Silvia Civano
“Sei pronto?”
“Per qualsiasi cosa, purché sia con te…”