“Frozen in Love” è una storia d’amore che nasce dall’odio. Sì, avete letto bene ed è questa la particolarità di quest’opera. L’autrice, infatti, usa l’amore (quello classico a forma di cuore) per spiegare gli effetti del razzismo, delle ingiustizie, dei pregiudizi, dell’emarginazione, della discriminazione, del bullismo e della cattiveria; usa l’amicizia (quella autentica) per far emergere quanto male possa fare la solitudine; l’essere figlia per mantenere vivo il ricordo di una madre che non c’è più, la cui presenza è costante e ben dosata.
E infine il pregiudizio e l’arroganza che sono, in questo caso, terreno fertile per i sogni: quelli veri, quelli che sei disposto a tutto, quelli sani, quelli della rinascita.
Recensione a cura di Valeria Gatti
Oggi vi voglio portare in un sogno e no, non sono impazzita, anche se potrebbe sembrare…
È successo che dalla lista dei tanti libri che ho in attesa di essere letti, ho pescato lui, senza un criterio logico, senza premeditazione e senza strategia: cioè come faccio sempre. Ho iniziato “Frozen in Love” di Silvia Civano, pubblicato da Panesi Edizioni, con una convinzione e ne sono uscita con un’altra.
Andiamo con ordine.
Nel mio casellario, “Frozen in Love” è rimasto tra i romantici, quelli dei sentimenti a valanga e dei cuori pulsanti eppure la storia di Jasmine – la sua originalità e i molti messaggi che l’autrice ha sparso tra le righe – ha reso questa lettura più coinvolgente del previsto.
La trama inizia da un ritorno: Jasmine, dopo la perdita della mamma, ritorna a vivere a casa del padre a Wentimon, Canada. La ragazza, ora diciottenne, è vissuta in Egitto…
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