Hunger Games

Buongiorno! Oggi voglio parlarvi di una delle trilogie fantasy che preferisco in assoluto: Hunger Games, di Suzanne Collins. L’ho letta per la prima volta nell’estate 2017 e ricordo che quando ero arrivata all’ultima pagina, ero triste. Quando finisco un libro, o una saga che mi ha coinvolto tanto, la vivo un po’come la fine di un’avventura felice. Invidio chi non ha mai letto le pagine di quei libri perché può ancora provare il brivido della prima volta. Io potrò rileggerli, ma non sarà la stessa cosa. Sarò in grado di cogliere dettagli che mi erano sfuggiti e potrò vivere in modo diverso ogni scelta della protagonista; sapendo dove la porterà e piangendo prima, sospirando prima, arrabbiandomi prima. Perché saprò prima di lei cosa accadrà. Ma quando ho letto il libro per la prima volta è stato diverso. Ho vissuto la storia con lei. Ho visto le stesse cose che ha visto lei. I suoi occhi erano i miei.

La storia: siamo a Panem, c’è la ricca Capitol City e ci sono dodici distretti (un tempo erano tredici). Ogni distretto serve per far funzionare gli ingranaggi di un mondo apparentemente perfetto. Per fare ciò è stato inventato un “gioco”, ideato soprattutto con l’intento di ricordare chi sta al potere. Una volta all’anno in ogni distretto vengono scelti un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, uno show in cui i concorrenti devono combattere all’ultimo sangue in un luogo chiamato ‘arena’. L’arena viene ideata dagli strateghi, i quali controllano lo show fino alla fine. Fino a quando cioè, rimane in vita uno solo dei dodici ragazzi scelti. La protagonista è Katniss Everdeen, una ragazza del distretto dodici che si offre di partecipare agli Hunger Games al posto della sorellina, poiché la sorte ha voluto che proprio quest’ultima venisse scelta come partecipante femminile del distretto dodici. Da qui parte una lunga e meravigliosa avventura in cui Katniss riesce a ribaltare ogni cosa, a sbriciolare il potere con piccoli, grandi gesti. Io di solito non vado molto d’accordo con i protagonisti dei libri. Solitamente sono troppo arroganti, altezzosi o antipatici. Persino la protagonista di uno dei miei libri mi risulta odiosa. Spesso mi affeziono ai personaggi secondari, che a volte hanno più spessore. In questo caso sono molti i personaggi che adoro, ma amo soprattutto Katniss. Amo la sua forza, la sua bontà mai sdolcinata, il suo modo di reagire alle avversità.

Adesso entriamo un po’ più nel cuore del libro. Sono molti i temi affrontati. Il potere nelle mani di pochi a discapito di chi li fa ingrassare e divertire. Gli orrori delle guerre che si ripetono perché l’essere umano tende a dimenticare. La possibilità di lottare per cambiare le cose perdendo delle vite durante il percorso col rischio di non cambiare nulla. Perché dopo un breve periodo in cui tutti promettono di non dimenticare, si rischia di ripiombare nell’oblio e tornare a commettere gli errori di prima, confidando che una miccia venga accesa di nuovo per poi ricominciare a combattere, in un circolo senza fine. Lo scopo dell’autrice è chiaro e non usa strani giri di parole per farlo intendere, accarezzando persino l’idea che forse solo l’estinzione della razza umana potrebbe migliorare il mondo.

Ogni cosa che pensavo o speravo accadesse è poi accaduta, come se il libro fosse stato scritto su misura sulle mie aspettative. L’ho adorato, non cambierei una sola parola, né una virgola. Anzi, adoro anche il suo modo di usare la punteggiatura; con tanti punti, come per fissare le parole nella mente del lettore, che poi inevitabilmente le trasforma in immagini. Ecco, ora chiuderò gli occhi e immaginerò la storia dei bambini di Katniss e del ragazzo del pane, e farò in modo che non smettano mai di rileggere il libro della memoria, perché solo così, forse, i giochi finiranno di esistere.

E voi cosa ne pensate? Avete letto il libro o visto i film? Io prima ho letto i libri e poi visto i film, che ho adorato. Jennifer Lawrence è stata in grado, secondo me, di dare il giusto volto e la giusta voce alla nostra Katniss.

Silvia Civano

Pubblicato da Silvia Civano

Genovese, classe 1987. Scrivere per me è come respirare aria pura. Scrivo libri, racconti e recensioni. Mi piace dedicarmi a generi diversi. Leggo thriller, fantasy, romance e horror. Amo la natura, ma anche le città. Questo perché adoro i contrasti. Mi appassiona ciò che in apparenza non si combina. È una sfida far combaciare parti di puzzle che non appartengono all'immagine prevista.

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